lunedì 14 marzo 2011

n.6 nato sotto il segno dei pesci

Mi chiamo Mumbasa. Ho sedici anni e no, non me la passo alla grande. Perchè non me la passo alla grande? Perchè vivo a Guananula e se a Guananula hai sedici anni, vuol dire che lavori già da dieci ed è quindi da quando avevi sei anni che non te la passi alla grande.
I miei amici dicono che non rido mai e in effetti non mi piace farlo. Mio padre rideva quando mi prendeva a frustate -diceva che lo aiutava a distrarsi dopo il lavoro- ed è forse per questo che l’ho sempre associato a qualcosa di spiacevole. Questo dovrebbe comportare che io mi mettessi a ridere quando sono triste ma non è vero, perchè mi ricordo che risi al funerale di mio padre, anche se in realtà non ero per niente triste. Infatti ora le cose vanno meglio; senza mio padre ora non devo mantenere anche la sua scorta di Jack Daniel’s (TM) e arrivo più facilmente alla fine del mese.
Oltre a non ridere, dicono che sono sempre arrabbiato e rancoroso nei confronti di tutti. A me piace dare la colpa ai cerchi di legno che mi dilatano in maniera crudele i lobi delle orecchie; credo di non averla mai capita la moda, ma li tengo, perchè qui a Guananula mi permettono di beccare di più.
Una volta andavo anche a scuola, lo facevano in parecchi e a quei tempi ero nel periodo in cui volevo omologarmi. La scuola era una scuola di bianchi, di quelli che dicono sempre “sir” e prendono il tè il pomeriggio, ma, siccome qui a Guananula non abbiamo un ministero dell’istruzione, si sentivano autorizzati di fare il programma che gli pareva più consono. Ci insegnavano come si puliscono le scarpe e come si vende il cocco sulla spiaggia, ma soprattutto ci insegnavano la fede: si parlava sempre di quel Gesù che era un tipo a posto, diceva un sacco di cose giuste, faceva i miracoli ed era l’idolo delle folle. Io lo stimavo e allora ci provavo con assiduità a moltiplicare la roba e trasformare l’acqua in vino; mi era sembrata una buona via per fare qualche soldo se mi fosse riuscito, ma non c’ero portato evidentemente, così frustrato mi arresi e lasciai perdere quelle cose a Harry Potter (TM) e alla sua scuola privata.
Insomma, visto che non c’erano altre soluzioni, ho continuato a lavorare e sono giunto al punto in cui non me la passo alla grande da un bel po’. Infatti lavoro per un’industria tessile; con me ci sono altri ventuno ragazzi della mia età e neanche loro se la vivono bene. Lavoriamo dodici ore al giorno perchè qui, con la globalizzazione, non hanno importato i sindacati che funzionano, ma solo quelli italiani. Le mie mani sono così piene di calli che quando do una carezza alla mia ragazza lei piange come se gli avessi tirato uno schiaffo (tra l’altro per questo ho dei seri problemi nella mia intimità) e mi si aprono continuamente dei tagli che sanguinano anche per molti giorni.
Il problema sono i fili, durissimi e taglienti, che siamo costretti a utilizzare per intrecciare tutte quelle sciarpe: la fabbrica per cui lavoro infatti, è specializzata in sciarpe ed esporta soprattutto nel comune di Firenze. Abbiamo delle misure standard nel fabbricare queste sciarpe, devono essere lunghe quindici metri, più o meno la lunghezza di una fila di posti in un’aula universitaria. Sono quindi sciarpe lunghissime e per noi, fabbricarle, rappresenta un vero calvario. Io non so perchè a Firenze abbiano bisogno di sciarpe così lunghe, mi rendo conto di appartenere a un’altra cultura e non voglio tentare di capire certe motivazioni mondane. Se sto scrivendo ora però, è per chiederti il tuo aiuto, per pregarti.
Io ti prego di riflettere sul fatto che dietro quella sciarpa, che tieni sul comodino pronta per domani, ci sono tantissime vite ed esistenze sfruttate e private di un qualsiasi tipo di felicità.
Io ti prego di interrompere questo commercio terribile, fatto di sudore, sangue e sofferenza.
Io ti prego, ogni volta ti dedichi alla tua sciarpata mattutina prendendo dieci posti per i tuoi (altrettanto dotati di sciarpa) amici, alle 6:30 nell’aula di patologia generale, nel complesso di scienze biochimiche, davanti al nuovo ingresso Careggi, ti prego di pensare ai ragazzi di Guananula.

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7 commenti:

  1. ahahahaha tu sei malato, mio caro!!!
    la cosa divertente è che soltanto i tuoi amici, che ti conoscono a sufficienza per sapere che un inizio del genere è quantomeno sospetto, arriveranno in fondo a questo infinito post. per questo molto probabilmente non otterrai nè la pace nel mondo, nè condizioni di lavoro migliori per i poveri abitanti di guanalula nè, TANTOMENO!, un cambiamento radicale nel comportamento degli studenti di medicina del primo anno..
    ma nonostante tutto rimani un grande blogger, baby!! :)

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  2. p.s. a tutti gli effetti nella rubrica "curturale", comunque..

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  3. hahaahahhaaha dici che ha una rilevanza culturale? il mondo non è pronto per i contenuti innovativi di questo blog, lo so... :(

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  4. il mondo non era pronto neppure all'avvento di cristo, però poi l'hanno fatto vivere ben 33 anni prima di toglierlo di mezzo.. u.u

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  5. Clausampie.
    Non c'è da aggiungere altro,direi.
    (bravo)

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  6. sampierino ora pare che ad averlo letto TUTTO fino alla fine siamo addirittura due!! :)

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