venerdì 22 aprile 2011

assignment 6.2 scienza e filosofia

cos'è la scienza? qual'è il suo significato? qual'è la sua valenza conoscitiva? quale deve essere il metodo per che essa porti il maggior progresso possibile?
per rispondere a queste domande approfitto di uno spunto, dell'asist che iamarf mi fa qui:
"La conoscenza scientifica non si basa su singoli risultati ma sul fatto che un certo esperimento, replicato da ricercatori diversi in laboratori diversi, dia sempre gli stessi risultati. La conoscenza scientifica non è mai definitiva. Può solo consolidarsi con il tempo, tramite la replicazione degli esperimenti diretti e la conferma di altri esperimenti che su quei primi risultati si poggiano. La conoscenza scientifica può solo consolidarsi ed è sempre a rischio. Anche dopo una messe di conferme basta un solo risultato negativo a rimettere tutto in discussione. È un fatto che accade normalmente. Di solito questi eventi traumatici si risolvono nella definizione di un certo campo di validità della conoscenza precedente e nella nascita di un nuovo e più ampio dominio nel quale valgono altre leggi più generali."

Karl Popper  fu un filosofo del XX secolo che si occupò soprattutto di epistemologia definendo cosa fosse la conoscenza e riflettendo sul valore conoscitivo della scienza. quello che è centrale in Popper , oltre al concetto secondo cui una conoscenza assoluta è irraggiungibile,  è il suo razionalismo critico per il quale "nulla deve esser considerato esente da critica". 

ma come arrivò Popper a questa concezione? egli rimase colpito dal lavoro di Einstein, non tanto per la genialità di questo, ma per il fatto che egli avesse formulato tutte le sue teorie in maniera "rischiosa" , ovvero che queste non fossero state formulate in vista di facili conferme sperimentali  ma in vista di possibili smentite. Einstein aveva soverchiato la supremazia della fisica newtoniana con una metodo che da popper sarà definito falsificazionista, metodo che sfata il mito millenario del verificazionismo, secondo cui una teoria è tanto più vera, più scientifica, tanto più può essere verificata.  

per comprendere meglio il limite del modello verificazionista  neopositivista ci viene in aiuto con un semplice aneddoto un altro, più recente filosofo, Bertrand Russell.
un tacchino di un allevamento statunitense decise di formarsi una visione del mondo di tipo empirista:
<<Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni le più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno il cibo alle 9 del mattino". Purtroppo, però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.>>
(wikipedia)

per verificare completamente una legge dovremmo quindi avere presente tutti i casi e ciò non sarà mai possibile, per ciò un modello come questo non può essere il metodo che deve seguire una scienza.
la falsificabilità è quindi etimologicamente superiore alla verificabilità in quanto un numero enorme di conferme, come abbiamo detto, non rende certa una teoria ma basta un solo fatto negativo per smentirla (potrò osservare per giorni  cigni bianchi in un fiume ma non sarò mai in gradi di formulare come assolutamente vera la frase "tutti i cigni sono bianchi" ma mi basterà vederne solo uno nero per poter proclamare un principio più generale: "i cigni non sono tutti bianchi").

se quindi quello che possiamo imparare dall'esperienza non è la veridicità di un'ipotesi, allora cos'è?  Popper risponde semplicemente <<la falsità di un'ipotesi>>.


non esiste quindi una conoscenza assoluta, ma solo una conoscenza per ipotesi 
<<la scienza non è il mondo della verità (certe e definitivamente veri-ficate), ma l'universo delle ipotesi (per il momento non ancora falsi-ficate)>>.


qui sta il progresso scientifico; un'ipotesi è tanto più scientifica tanto più può essere falsificata, ovvero confutata, da questa in seguito a opposizioni si creeranno teorie ancora migliori, tutte possibili oggetti di smentite che a loro volta genereranno teorie ancora più "scientifiche" e così via. perciò le ipotesi non potendo venire verificate possono tutta via essere corroborate e divenire quindi, non più vere, ma preferibili rispetto ad altre.

esiste quindi un metodo per giungere a delle teorie scientifiche.
popper ritiene che le iniziali ipotesi siano frutto di <<congetture audaci e intuizioni creative>> riconoscendo un genio irrazionale alla base della scienza. ma rendere un ipotesi propriamente scientifica, questa deve passare attraverso un processo di controllo, un metodo, che renda la scienza da irrazionale a razionale.
questo metodo scientifico è quello lasciatoci in eredità oggi: il metodo per prove ed errori (trial and error) che, secondo il filosofo, si configura come diretto prolungamento culturale del naturale processo di adattamento e sopravvivenza della specie.
in conclusione Popper, con la sua valorizzazione epistemologica e pedagogica, legittimò filosoficamente un pilastro della nostra attuale concezione scientifica ovvero che l'errore è parte integrante del sapere scientifico, al punto che fare scienza significa, in concreto, incorrere in sbagli e imparare dai propri errori.

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